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Autore
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Fortunio, Giovanni Francesco
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Titolo
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Regole grammaticali della
volgar lingua
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Pubblicazioni
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Prima
edizione:
1516: Regole grammaticali della volgar lingua.
In Ancona, per Bernardin Vercellese.
Biblioteca Nazionale Centrale V. Emanuele II – Roma
Edizioni
e ristampe:
1517: Recole [i. e.: regole]
grammaticali della volgar lingua. [Milano], ex officina Minutiana.
Biblioteca Nazionale Centrale – Firenze
1517: In
Milano, per Iohanne Angelo Scinzenzeler.
1518: Regola grammaticale della volgar lingua. In Venetia, per Cesaro
Arrivabeno Venetiano.
1524: Regole grammaticali, della volgar lingua di Messer Francesco
Fortunio. In Venetia, per Benedetto & Agostino di Bendoni.
1527: Regole grammaticali della volgar lingua
di messer Francesco Fortunio. In Venetia, per Francesco Garon.
1529: Regole grammaticali della volgar lingua
di messer Fortunio. [Venezia, Melchiorre Sessa il vecchio].
1533: Regole grammaticali della volgar lingua
di messer Francesco Fortunio. In Vineggia, per Pietro Nicolini da
Sabbio.
Biblioteca Nazionale Centrale – Firenze
Biblioteca Marucelliana - Firenze
1533: Regole grammaticali della volgar lingua
di messer Francesco Fortunio. In Vinegia, per Francesco Bindoni, &
Mapheo Pasini.
1534: Regole grammaticali della volgar lingua.
In Vinegia *
* La scheda del catalogo della
British Library segnala che l'edizione del 1534 ha sul colophon la data del
1533.
1537: In
Vinegia, per Giovan' Antonio de Nicolini da Sabio.
1538: In
Venetia, per Domenego Zio & fradelli [i. e.: fratelli] ad istantia de
Marchio Sessa.
1539: Regole grammaticali della volgar lingua,
di messer Francesco Fortunio novellamente reviste, et con somma diligentia
emendate. Stampate in Vinegia, per Francesco Bindoni, & Mapheo
Pasini compagni.
1541: Regole grammaticali della volgar lingua
di messer Francesco Fortunio, nuovamente reviste, et con somma diligentia
corrette. In Vinegia, nelle case de' figliuoli di Aldo.
Biblioteca dell'Accademia della Crusca - Firenze *
Biblioteca Riccardiana – Firenze
Biblioteca Nazionale Centrale – Firenze
Biblioteca Marucelliana - Firenze
* in volume con Della pronunzia toscana di Orazio
Lombardelli e Regole grammaticali di Giacomo Gabriele.
1545: Regole grammaticali della volgar lingua
di messer Francesco Fortunio. In Vinegia, nelle case de' figliuoli di
Aldo.
1546: In
Vinegia, per Marchiò Sessa.
[1550
circa]: Regole
grammaticali della volgar lingua, di messer Francesco Fortunio nuovamente
reviste, et con somma diligentia corrette. In Vinegia, per Marchio
Sessa.
1550: Regole grammaticali della volgar lingua,
di messer Francesco Fortunio. Novellamente reviste, et con somma diligentia
emendate. Stampata in Vinegia, per Francesco Bindoni, et Mapheo Pasini
compagni.
1551: Regole grammaticali della volgar lingua,
di messer Francesco Fortunio nuovamente reviste, et con somma diligentia
corrette. Stampata in Venegia, per Giovanne Padoano.
1552: Regole grammaticali della volgar lingua,
di messer Francesco Fortunio, nuovamente reviste, et con somma diligentia
corrette. In Vinegia, nelle case de' figliuoli di Aldo.
Biblioteca dell'Accademia della Crusca - Firenze (in volume con le Prose della volgar lingua di Pietro Bembo)
Biblioteca Nazionale Centrale - Firenze
1552: Regole grammaticali della volgar lingua
di Francesco Fortunio. In Vinegia, per Gerolamo Calupino.
Biblioteca dell'Accademia della Crusca – Firenze
1562: In Le osservationi della
lingua volgare di diversi huomini illustri, cioe del Bembo del Gabriello
del Fortunio dell’Acarisio et di altri scrittori [a cura di Francesco
Sansovino]. In Venetia, appresso Francesco Sansovino.
Biblioteca dell'Accademia della Crusca – Firenze (2
copie)
Biblioteca di Lettere e Filosofia – Firenze
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Edizioni esaminate
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1541: In
Vinegia, nelle case de' figliuoli di Aldo.
1552: In Vinegia,
nelle case de' figliuoli di Aldo.
1552: In
Vinegia, per Gerolamo Calupino.
1562: in Le Osservationi della lingua volgare di
diversi huomini illustri, cioe del Bembo del Gabriello del Fortunio
dell'Acarisio et di altri scrittori [a cura di Francesco Sansovino], in
Venetia, appresso Francesco Sansovino.
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Sommario e contenuto dell'opera
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A gli studiosi della regolata volgar lingua Giovanni Francesco
Fortunio. Proemio dell'auttore [Le
opere di Dante, Petrarca e Boccaccio sono la fonte dalla quale si possono
trarre le regole della lingua volgare, così come i grammatici latini
trassero le regole della lingua latina dai testi degli ‘approvati auttori’.
Il Fortunio dalle opere dei tre autori ha potuto trarre cinque libri di
regole. Nella prima parte del proemio egli formula per poi confutarle nella
seconda parte, eventuali osservazioni
e obiezioni che potrebbero esser fatte alla sua opera:
- pubblicare una grammatica
della lingua volgare potrebbe risultare impresa vana e inutile, perché
numerosissime sono in Italia le
parlate, variabili non solo da regione a regione ma da città a città: si dovrebbero dare le
stesse regole per parlare e scrivere ai diversi idiomi d'Italia, o
bisognerebbe scrivere le regole per ciascun idioma;
- l'autore di queste regole
svolge una professione diversa da quella di grammatico e non è toscano:
scriverebbe in una lingua che non è quella degli autori cui fa riferimento;
- le regole della lingua
volgare sono superflue, perché sarebbe buona norma continuare ad usare
quelle della lingua latina, tanto nel parlare quanto nello scrivere;
- potrebbero essere
discutibili la disposizione e la suddivisione delle regole.
In realtà, sostiene il
Fortunio, il volgare toscano è il meno corrotto di tutti gli idiomi italici
e la lingua da cui sono state tratte le regole è la lingua di cui bisogna
tener conto, poiché, ancora ai suoi tempi, con cambiamenti trascurabili, è
la lingua che parlano gli uomini ‘scienti’. Gli idiomi nati dal latino,
inoltre, sono ben diversi da quello e non meno adatti, tuttavia, ad
esprimer concetti: bisogna perciò adoperarsi per far ricco il volgare,
seguendo nello scrivere non il latino ma l'esempio più ‘terso’ di volgare.
Gli eventuali errori della sua grammatica, che è la prima del volgare, non
impediranno ad altri di far meglio. Vengono pubblicati i primi due libri
sul modo di correttamente parlare e scrivere, in cui si è tenuto conto
anche delle molte correzioni apportate alle diverse edizioni delle opere
degli autori considerati, si passerà poi alla pubblicazione degli altri tre
(sul lessico, la costruzione verbale e la metrica) se i primi saranno stati
apprezzati]; Delle
regole della volgar grammatica di Messer Giovannni Francesco Fortunio libro
primo (pp. 1r-29r, secondo la
numerazione delle pagine dell’ed. 1541) [Quattro sono le parti del discorso ‘bastevoli per
la cognitione’ della lingua toscana, ‘come necessarie’: nome, pronome,
verbo e avverbio. Nomi (sostantivi e ‘adiettivi’; pp. 1r-6v):
vengono esposte e corredate di esempi cinque regole che riguardano il
numero e il genere e le desinenze che li segnalano. Le prime tre regole
illustrano la variazione dei nomi sostantivi secondo il numero. La quarta
regola riguarda i nomi aggettivi:
quelli terminanti in ‘–e’ si adoperano sia per il maschile che per il
femminile. Alcuni nomi sostantivi, infine (quinta regola) hanno due forme,
una al femminile e una al maschile
(‘loda-lodo’; ‘dimanda-dimando’; ‘scritta-scritto’; etc.). Pronomi (pp. 6v-14v): sono illustrati
tenendo conto dei ‘casi’. ‘Egli’, ‘ei’, ‘questi’, ‘quei’, ‘quelli’, ‘altri’
possono essere usati nel caso retto tanto al singolare quanto al plurale
(prima regola); è possibile trovarli anche nei casi obliqui; gli ultimi
quattro non possono essere seguiti da sostantivi al singolare. La seconda
regola: i pronomi ‘lui’, ‘lei’, ‘loro’, ‘cui’, ‘altrui’ ‘come agenti non
propongono a verbi operatione significanti’: non possono essere soggetti. I
pronomi ‘colui’, ‘costei’, ‘costoro’, ‘coloro’, ‘esto’ , ‘esso’, ‘ello’ e i
loro femminili possono essere usati in tutti i casi (terza regola). I
pronomi ‘me’ e ‘te’ diventano ‘-mi’ e ‘-ti’ legati al verbo (quarta
regola). La quinta regola dei pronomi riguarda in realtà gli articoli, non
considerati parte del discorso a sé stante: sono ‘il’, ‘lo’, ‘gli’, ‘e’;
‘la’ e ‘le’. Quando accompagnano il verbo, tuttavia, hanno ‘significato’ di
pronomi. Verbi (pp. 14v-22v): due sono le coniugazioni
(‘congiugationi’), la prima è quella dei verbi che alla terza persona
singolare dell'indicativo presente terminano in ‘–a’, la seconda quella dei
verbi che alla terza persona singolare dell'indicativo presente terminano
in ‘–e’. Viene data la coniugazione di ‘amare’, ‘scrivere’, ‘avere’ ed
‘essere’; dell'imperativo non vengono date le forme perché ‘tutte sono
nello indicativo. La differentia è nella pronunciatione. Quelle con
dimostrativo & humile, queste con imperioso & altero modo si
dicono’. Il ‘desiderativo’ è incluso nel congiuntivo (‘soggiontivo’). La
prima persona dell'imperfetto indicativo termina in ‘–a’, la forma in ‘–o’
non è attestata nei buoni scrittori; la terza persona plurale
dell'indicativo preterito perfetto (del passato remoto) si forma dalla
terza persona singolare del presente cui si aggiunge ‘–rono’. La seconda regola
riguarda le desinenze della persone singolari del preterito imperfetto del
congiuntivo, che sono le stesse per i verbi della prima e della seconda
coniugazione. La terza regola elenca le possibili desinenze delle persone
singolari del congiuntivo, che variano a seconda che il verbo sia della
prima o della seconda coniugazione. La quarta regola: ci sono verbi
irregolari nelle desinenze delle prime persone dell'indicativo, che hanno,
di conseguenza, irregolari le forme che da esse derivano. La quinta regola:
l'infinito si forma di norma dalla terza persona singolare dell'indicativo
con l'aggiunta della sillaba ‘–re’. Gli avverbi (pp. 22v-29r). I
principali sono: locali, ‘di negar’, ‘d'affirmar’, di tempo, di quantità e
qualità. ‘Accioché’ può essere usato, a seconda dei casi, col congiuntivo o
con l'indicativo. Vi sono avverbi che preferiscono di norma il congiuntivo
(‘benché, quantunque’, ‘ancor che’, ecc.). Alcuni avverbi sono al posto del
nome (aggettivo), sono nomi, cioè, che ‘adverbialmente’ vengono usati: ‘Et come dolce parla, e dolce ride’
(Petrarca)];
Della volgar grammatica libro
secondo (pp. 29v-47r)
[1a regola: non possono esser poste
tra due vocali tre consonanti, a meno che non vi sia una consonante liquida
(‘sepolcro’). 2a regola: Le lettere ‘b’, ‘c’, ‘d’, ‘p’ quando
precedono la ‘t’ vengono assimilate alla consonante che segue e hanno
perciò un esito ‘-tt-’ (‘dotto’), così come anche la pronunzia del volgare
richiede. 3a regola: la lettera ‘n’ non può precedere le lettere
‘b’, ‘m’ e ‘p’; le lettere ‘b’, ‘d’ e ‘g’ sono seguite dalla ‘m’ in parole
latine, nella grafia del volgare devono essere assimilate alla ‘m’, che
diventa doppia (‘dramma’); il nesso latino ‘-mn-’ diventa ‘-nn-’ nel
volgare (‘danno’). 4a regola: la grafia delle parole con la
lettera ‘q’; il nesso ‘sc’ nelle voci verbali; l'esito ‘g-’ in volgare
della ‘i-’ latina seguita da vocale (‘gioco’). La 5a regola
riguarda fenomeni di vocalismo. Dopo le questioni riguardanti propriamente
il vocalismo, Fortunio passa ad illustrare le regole ortografiche che
riguardano variazioni nella lingua volgare. Le vocali variano nella
coniugazione verbale di uno stesso verbo, sia nella desinenza che nella
radice (‘amarò’ e ‘amerai’); alcune parole
hanno varianti che si differenziano per una sola vocale in inizio, nel
corpo o in fine di parola, e che risultano comunque corrette perché
rilevate nei buoni scrittori (‘sanza’
e ‘senza’). Segue l'elenco di questioni ortografiche inerenti a
ciascuna lettera dell'alfabeto della lingua toscana].
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Apporto generale dell'opera
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Obiettivo dell'autore e tipo di grammatica:
L'autore si propone di illustrare le regole della lingua volgare, così come
si possono ricavare dagli scritti di Dante, Petrarca e Boccaccio, la cui
lingua è l'esempio di volgare più limpido e, di fatto, la lingua parlata
dai dotti del suo tempo. La sua è una grammatica normativa, di impianto
didattico e di base filologica: dà, proprio in forma di elenco, le regole
della morfologia e dell'ortografia della lingua volgare (‘il parlare’ e ‘lo
scrivere’), evita di proporre definizioni generali, si fonda sulla
conoscenza e lo spoglio dei testi, di cui riesamina le lezioni considerate
dubbie o inesatte.
Interessi specifici: Quattro sono le parti del
discorso (nome, pronome, verbo, avverbio), ma si tratta di una
semplificazione solo apparente: la trattazione dei nomi, dei verbi, dei
pronomi e degli avverbi include rispettivamente la trattazione di
aggettivi, participi, articoli e congiunzioni. Notevole l'attenzione
all'ortografia e decisa la posizione dell'autore in fatto di scelte
ortografiche: ‘la penna deve seguir’ la ‘Tosca prononciatione’. La
trattazione ortografica implica di fatto la descrizione di fenomeni di
consonantismo e di vocalismo.
-
Innovazioni terminologiche: Si avverte lo sforzo di tradurre
in volgare la terminologia tecnica latina, in parte già volgarizzata
nell'inedita Grammatichetta dell'Alberti
(cfr. Maraschio 1998: 330), ma i
termini non sono adoperati rigorosamente (cfr. Trabalza 1908: 68): la
novità dell'oggetto d'indagine implica anche una certa indecisione
terminologica e sono perciò mutevoli le espressioni e i nomi usati per
indicare lo stesso fenomeno (ad esempio per il numero del nome usa
alternativamente ‘il singolare’, ‘il numero del meno’, ‘il numero del
minore’, ‘il minor numero’ e ‘il semplice’).
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Corpus di esempi: Vastissima è l'esemplificazione;
le fonti sono Dante, Petrarca e Boccaccio. Per ciascun esempio è dato il
rimando all'opera (Petrarca: il numero del componimento; Dante: per la Divina Commedia, la cantica e il numero del canto; per le rime, gli incipit dei
componimenti; Boccaccio: per il Decameron,
la giornata e il numero della novella, ulteriormente resa identificabile
attraverso il nome del protagonista; titolo dell'opera se non si tratta del
Decameron.)
Interesse generale:
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Influenza subita: Gli schemi proposti sono quelli
della grammatica latina, anche se su di essi viene operata una sistematica
semplificazione. È stata sottolineata la dipendenza delle Regole dalla grammatica e dalla
filologia umanistiche (cfr. Dionisotti 1968: 24; Bonomi 1998c: 18; Maraschio 1998: 330).
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Influenza esercitata: è fra le grammatiche più apprezzate e citate in tutto il
Cinquecento. Inaugura il filone principale della grammatica tradizionale
italiana, fondando le sue regole sulla lingua degli scrittori del XIV
secolo.
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Nota bibliografica
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Dionisotti 1938;
Trabalza
1908: 65-72;
Dionisotti 1967b: 11-23;
Dionisotti 1968: 15-26;
Pozzi 1973;
Quondam 1978: 577-79;
Floriani 1980: 150-155;
Belloni 1987;
Paccagnella 1987;
Padley 1988: ad indicem;
Poggi Salani 1988: 778;
Tavoni 1990: 203-204;
Vitale 1992;
Patota 1993: 101-104;
Trovato 1994: 90-96;
Pistilli 1997;
Bonomi 1998c: 17-20;
Maraschio 1998a;
Marazzini 1999b;
Poggiogalli 1999: ad indicem;
Mattarucco 2000;
Fortunio 2001..
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